Quando mi hanno chiesto di scrivere sull’argomento relativo a musica e autismo ho inizialmente risposto “sì” con entusiasmo. Poi ho realizzato tutte le mie difficoltà e i miei limiti nel parlare di un argomento così vasto e complesso come quello dell’autismo ed in particolare di quello che la musica può regalare alle persone con autismo. Non sono un medico e non sono nemmeno una musicoterapista, categorie per le quali nutro una sconfinata ammirazione: sono solo una persona (e una musicista) che, come volontaria, passa mezza giornata a settimana con persone con diverse disabilità, tra cui persone con autismo. Posso quindi solo raccontarvi la mia esperienza della musica e autismo, quelle poche cose che non posso nemmeno dire di aver capito: quelle che semplicemente ho potuto toccare con mano passando del tempo con queste persone speciali.
Le esperienze con persone speciali
Stando con loro ho capito che:
- Come accade per tutti gli altri, non c’è una persona con autismo uguale all’altra; si parla infatti di “spettro” autistico per le mille sfaccettature che può presentare. Per questo non può esistere un modo univoco di rapportarsi a loro. Quindi più che provare a conoscere l’autismo ho provato a concentrarmi sulle “persone” che vi sono nascoste dentro; sulle loro risorse e sulle loro capacità, piuttosto che sui deficit; su ciò che possono fare e non il contrario.
- Ho scoperto che per provare a stabilire un rapporto con una persona con autismo è necessario provare a capire quali siano gli ostacoli che interferiscono con il loro apprendimento e con il loro benessere e provare a ricercare quelle risorse che gli permettono di affrontare questi ostacoli.
- Ho imparato che i parametri con i quali noi valutiamo realtà e i comportamenti, rispetto ai loro, sono totalmente diversi.
- Ho scoperto che quello che vedo io e do per scontato non è necessariamente quello che vedono loro. Addirittura studi scientifici di eye-tracking, mirati ad analizzare che cosa esattamente catturi lo sguardo delle persone con autismo, hanno dimostrato che vedono letteralmente il mondo in modo diverso rispetto ai loro coetanei. Pensate quanto questo impatti sulla socializzazione e sull’apprendimento!
- Le persone con autismo hanno difficoltà nell’elaborazione sensoriale: la loro esperienza dell’ambiente può essere un costante bombardamento di sensazioni spiacevoli, una sorta di ingorgo di segnali. I loro sensi possono essere iper-funzionanti o ipo-funzionanti. Possono avere un udito acutissimo oppure il contrario, odori che per noi sono normali per loro possono essere insopportabili, una luce troppo forte o l’oscurità possono essere fattori di grande difficoltà. Ho capito il motivo per cui A. porta costantemente un paio di cuffie enormi: è perché il suono di un’ambulanza potrebbe scatenare una crisi in lui ed un dolore insopportabile. Ho capito che L. ha camminato per giorni con un piede rotto perché non sentiva il dolore; ho capito che A. non dà un bacio se non da lontano perché il suo senso del tatto è iper-funzionante.
- Spesso i loro bisogni o le loro necessità restano insoddisfatte perché non riescono a comunicarle (alcuni si esprimono verbalmente altri invece hanno un modo tutto loro); per noi è spesso difficile capirli. Risultato (sia per noi che per loro): rabbia, frustrazione, crisi… per loro è spesso molto difficile riconoscere e spiegare ciò di cui hanno bisogno. A volte la persona con autismo si comporta in maniera inadeguata semplicemente perché sta facendo un costante lavoro di decodifica degli stimoli esterni per comprenderli. Cos’è che, nonostante a me sembri tutto tranquillo, fa si che L. lanci lontano i suoi occhiali o la sua scarpa?
- Ho imparato che se dico a G. “mi cadono le braccia” oppure “ti voglio bene come da qui alla luna” lui non mi capisce. Le persone con autismo sono pensatori concreti: faticano a capire le metafore, i modi di dire, l’ironia. Prestano attenzione al significato letterale delle parole. Frasi che per noi sono di uso comune per loro possono essere incomprensibili.
- Ho capito che se spiego a F. come piegare un fazzoletto lo mando in crisi. Se glielo mostro lo fa senza difficoltà. Loro infatti hanno per lo più un pensiero visivo, funziona molto bene il linguaggio per immagini; se vogliamo insegnare loro qualcosa dobbiamo tenerne conto.
- Ho imparato a non arrabbiarmi se B. non fa ciò che gli chiedo, ma a cambiare il modo in cui chiederglielo. Spesso sembra che non ascoltino le nostre istruzioni, ma non è così: semplicemente a volte non le capiscono. Elaborano le informazioni in modo diverso e a volte hanno bisogno di molto tempo per assimilare un concetto. Hanno però una memoria quasi “letterale”.
- Ho imparato che arrivare con un minuto di ritardo per una persona con autismo può essere causa di una crisi enorme e portatrice di grande sofferenza. Le persone con autismo faticano ad essere flessibili: hanno bisogno di certezze che plachino la loro ansia. Sono rituali, hanno stereotipie che li rassicurano. Gli risulta difficile adattarsi ai cambiamenti. Sono anche molto ordinati e metodici.
Il rapporto fra musica e autismo
Ora mi piacerebbe fare qualche considerazione sui benefici del rapporto “musica e autismo”. La musicoterapia è ormai ampiamente riconosciuta come estremamente utile ed efficace.
Tutti sappiamo che la musica è il linguaggio universale per eccellenza, ma soprattutto tutti sappiamo che la musica è una forma importantissima di comunicazione. Per alcune persone con autismo può diventare addirittura la forma di comunicazione, una sorta di ponte comunicativo. Queste persone provano emozioni come tutti noi, talvolta in maniera anche più intensa, ma spesso non riescono né a riconoscerle né a trovare il canale per comunicarle. Ed ecco quindi che la musica può diventare esattamente quel canale.
Attraverso il suono e la musica spesso si riesce a capire, attraverso un piccolo gesto, uno sguardo, un movimento, un’occhiata, ciò che la persona vuole esprimere.
Ogni persona nella musica può trovare la sua modalità espressiva, unica ed individuale, con la quale cercare di mettersi in rapporto con il mondo.
“La musica ci coinvolge nella maniera più totale. Ciascuno di noi ha dentro di sé la propria musica: si tratterà, in terapia, di trovare musiche che ben si accordino con la personale musicalità dell’individuo”.
Anonimo
Inoltre la musica non necessita di essere decodificata allo stesso modo di un linguaggio convenzionale, può risultare per certi versi più immediata, può riuscire laddove il linguaggio fallisce o risulti essere insufficiente.
Sappiamo poi che l’autismo influisce sull’elaborazione delle informazioni nel cervello, alterando il modo in cui le cellule nervose si organizzano e si connettono tra loro. Facendo musica e in particolare suonando uno strumento come la tastiera o il pianoforte si aiuta il corpo calloso a fare il suo lavoro, favorendo lo scambio neuronale da un emisfero all’altro del cervello. È noto come fare musica attivi più aree del cervello simultaneamente e quindi questo può essere un validissimo esercizio: musica e autismo si incontrano per migliorare le condizioni di queste persone speciali.
Molto spesso, nelle persone con autismo, il senso uditivo è quello che presenta più comunemente malfunzionamenti. L’udito iperacuto può provocare disorientamento, fastidio, confusione, difficoltà nel prestare attenzione quando non addirittura, nei casi più estremi, dolori lancinanti (pensate che ci sono bambini con autismo con udito iperacuto che riescono ad udire il battito del cuore delle persone nella stanza). A scuola per esempio, identificare la voce dell’insegnante come il suono primario a cui prestare attenzione non è così scontato per loro; può non essere distinguibile dal suono del temperamatite o del foglio di quaderno che si gira.
Anche l’udito ipoacuto influisce sullo sviluppo e l’uso del linguaggio, sull’apprendimento e sulla vita scolastica. I bambini potrebbero non riuscire a distinguere ciò che viene detto o riuscire a distinguerne solo alcune parti. Provare quindi a stimolare il loro orecchio tramite la musica può dare moltissimi buoni risultati. Talvolta sorprendenti.
Sono ormai tantissimi gli studi che dimostrano che bambini autistici a cui vengano proposte attività musicali possano avere dei benefici sul linguaggio, sul comportamento, sulla capacità di prestare attenzione, sull’imparare a distinguere i suoni ecc.
Una delle difficoltà delle persone con autismo sembra essere quella legata all’imitazione: la musica può aiutare moltissimo le capacità imitative e soprattutto, l’attività musicale può incentivare moltissimo la coordinazione motoria. La musica serve anche ad aumentare i tempi di attenzione e i tempi di contatto oculare (un’altra delle difficoltà che sembra essere comune a molte persone con autismo). Spesso la musica viene anche usata per diminuire o placare gli stati d’ansia e tensione, migliorare il tono dell’umore, rallentare, rilassarsi, distendersi, divertirsi.
Il rapporto fra musica e autismo è quindi molto stretto.
E ora mi piace concludere con qualcosa di personale, qualcosa che è successo a me nel momento in cui ho provato a fare una qualche forma di attività musicale, senza alcun intento terapeutico (quello lo devono fare le persone competenti e che hanno studiato per questo). Cose che non smettono di stupirmi e di commuovermi:
- S. ha difficoltà a parlare, dice solo qualche parola, e anche abbastanza male: attraverso la sua canzone preferita riesce a pronunciare alcune sillabe molto meglio
- Sempre lui (S.) non riesce ad imitare quasi nulla ma… sa perfettamente imitare il mio tono di voce e le mie inflessioni quando canto
- L. non parla proprio, si muove a fatica, ma appena parte una musica ritmata si sforza, si alza in piedi e… balla, con le mani, ma balla!! Poi mi chiama a sé per abbracciarmi…
- L. fatica a guardare negli occhi mentre gli parli. Appena suono qualcosa lei mi si avvicina, mette la mano sul cuore, punta i suoi occhi nei miei, sorride ed i suoi… si riempiono di lacrime di emozione.
- M. non parla. Si muove sempre in maniera strana, goffa, a scatti, non sorride, distoglie lo sguardo. Appena canto… lentamente… gira la testa verso di me e… sorride.
Lo so, per molte persone queste cose possono sembrare insignificanti. Per me sono…meraviglia!
La musicoterapia può quindi essere di fondamentale importanza nelle persone speciali. Con i progetti Music4Brain e Quando la Musica Diventa Cura, le scuole Yamaha si occupano non solo del rapporto fra musica e autismo, ma anche di ADHD, disabilità e disturbi che vedono nella musicoterapia un modo con cui migliorare le proprie condizioni di vita.