Musicoterapia dopo un ictus: perché funziona

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Musicoterapia dopo un ictus: ecco perchè funziona - Yamaha Music Club

Oltre ad essere pianista, sono da sempre una lettrice compulsiva e un’appassionata studiosa degli affascinanti, talvolta incomprensibili meccanismi del cervello umano. Quando questi due aspetti si incontrano la mia curiosità si accende. Uno dei libri che ho amato di più è quello del neuro-scienziato Oliver Sacks. In “Risvegli” dimostrò, tra i primi, che per i pazienti affetti da post-encefalite la musica poteva essere uno strumento terapeutico efficace e potente tanto quanto i farmaci!

Ormai questa consapevolezza è diventata molto comune: sempre più di frequente sentiamo parlare dei benefici che l’ascolto e la pratica musicale hanno sul benessere psico-fisico degli individui.

Sembra addirittura che la musica possa facilitare la ripresa di alcune facoltà intaccate da ictus o infarto cerebrale: il comportamento, il linguaggio, il camminare, la coordinazione motoria traggono enormi benefici dall’utilizzo della musica come strumento di riabilitazione.

Mi sono da poco imbattuta in un interessante video su YouTube: si tratta di un esperimento effettuato dai ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Istituto Auxologico Italiano-IRCCS: ad un gruppo di pazienti colpiti da ictus si è chiesto di suonare, da destra a sinistra, una tastiera spenta (accompagnati da un ritmo scandito da un metronomo). Senza sentire i suoni, i pazienti si fermavano circa a metà percorso, molto prima di raggiungere l’ultimo tasto. Successivamente si è accesa la tastiera, ma con un artificio tecnologico, i tasti riproducevano suoni casuali, non in scala. E anche così i pazienti non arrivavano fino all’ultimo tasto. Infine, tolto l’artificio tecnologico, la tastiera è stata accesa e produceva suoni in scala. Con le note in ordine, i pazienti riuscivano a seguire i suoni discendenti e ad esplorare la tastiera per intero, fino all’ultimo tasto. L’esperimento dimostra come la ripresa di una lateralità compromessa può essere stimolata dal suono!

senior closeup with modern big headphones, selective focus on eyes

Affascinante vero? La musica può aiutare nella riorganizzazione della coordinazione motoria partendo dalle capacità residue di persone colpite da malattie neurologiche importanti.

Ma non solo: alcuni pazienti colpiti da ictus, con una compromessa mobilità degli arti superiori, invitati a prendere lezioni di pianoforte, hanno drasticamente stimolato la funzione dell’arto colpito, con un netto miglioramento del deficit motorio. Le mani diventavano sempre più elastiche e sempre meno “inerti”.

Molto spesso, dopo un ictus, anche la capacità di camminare viene compromessa: anche in questo caso la musica può dimostrarsi un validissimo aiuto: gli aspetti ritmici, infatti, possono supportare sia la percezione sia la sincronizzazione ritmico-motoria, migliorare l’equilibrio e regolarizzare il passo. Il ritmo si dimostra efficacissimo anche nel recupero della memoria. Parole perse o dimenticate possono essere rintracciate attraverso modelli ed esercizi ritmici.

E il linguaggio? Da questo punto di vista la musica ha un potere pazzesco!

Sapete che molte persone che balbettano non hanno difficoltà se gli si chiede di cantare? Cantare può aiutare moltissimo ad articolare meglio sillabe, parole, frasi, anche in alcuni casi di bambini con autismo. Dopo queste poche righe, che non hanno nessuna pretesa di essere esaustive di un argomento così complesso e vasto, mi piace l’idea di concludere questo breve post con una storia che non smette di commuovermi: è una di quelle storie trovate sul web, che nessuno di noi davvero sa se siano vere o no, ma a me piace pensare che lo sia:

Un uomo, ricoverato dopo un ictus, si ritrovò colpito da un grave deficit del linguaggio. Dopo due anni di intensa e faticosa terapia, nessun miglioramento. Sembrava un caso senza speranza. Finché un bel giorno una dottoressa lo sentì canticchiare, solo poche parole, quasi una nenia… la dottoressa così decise di tentare ed iniziò a cantare con lui, dapprima un paio di volte a settimana, poi sempre più spesso, accompagnandosi con la fisarmonica. Due mesi più tardi l’uomo riuscì a cantare tutta la canzone e, con il tempo, ricominciò a parlare.

Chi sono – Roberta Ferrari Ciao! Mi chiamo Roberta Ferrari e sono la responsabile didattica e della formazione degli insegnanti del settore Educational di Yamaha Music Europe, branch Italy. Sapevate che Yamaha avesse anche un settore “Educational”? Da oltre cinquant’anni Yamaha, ha sviluppato un innovativo metodo per l’insegnamento della musica a bambini, ragazzi ed adulti, continuamente in evoluzione. Un passo alla volta, se lo vorrete,  vi guiderò alla scoperta di questo affascinante mondo dell’insegnamento della musica e non solo.

Se vuoi saperne di più sui corsi e sul metodo di educazione musicale Yamaha, scrivi a: [email protected]

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