Sultan of Swing dei Dire Straits…che dire?
Questo è il brano che, a suo dire, non senza difficoltà, Erminio Zito, key teacher dei nostri corsi di chitarra, ha scelto per la nostra rubrica “Se fossi musica, sarei…”.Scoprite perché.
Quando mi è stato chiesto di scegliere e commentare un brano cult, o comunque “iconico” che dir si voglia, per chitarra, ammetto di essermi trovato in difficoltà. Credo che la chitarra sia uno degli strumenti più versatili che esistano. Aspetto questo estremamente positivo ma che mette in serio imbarazzo ogni qualvolta si debbano compiere simili scelte. Il rischio è sempre quello di scontentare qualcuno, per non dire molti, che potrebbero non concordare.
Esistono e sono esistiti chitarristi di grande levatura che hanno dato vita a brani magnifici ma… forse ascoltati per lo più da chitarristi, come si suole dire: “dagli addetti ai lavori”.
Avremmo Robert Johnson Charlie Christian, Wes Montgomery, Pat Metheny, Bill Frisell, Jimmy Hendrix, Joe Satriani, Steve Vay, cambiando genere, Paco De Lucia, Andres Segovya e molti, molti altri ancora che sicuramente potrebbero esaltare lo strumento nelle sue qualità timbriche ed espressive.
La mia scelta è caduta però su una semplice canzone, Sultan of Swing, un brano dei Dire Straits ( Mark Knopfler alla chitarra solista), quindi non esattamente un brano da chitarrista purista, uscito come singolo nel 1978, eh…. I mitici anni 70, quanta musica…
Perché ho scelto Sultan of Swing? Perché, a mio avviso, qui la chitarra, pulita essenziale, senza note di troppo, suonata da Mark Knopfler con la sua tecnica sicura, trova il suo giusto equilibrio in un dialogo continuo con la voce e senza voler gareggiare, strafare o sopraffare, mettendosi insomma, totalmente al servizio della musica stessa.
La canzone, cantata da una voce un po’ ruvida e strascicata, che a tratti ricorda vagamente Bob Dylan, alterna in modo semplice ed estremamente musicale, il cantato a bellissime frasi alla chitarra, brevi e di notevole espressività in uno stile che definirei Bluegrass. Stile e tecnica che Mark Knopfler sicuramente padroneggia e che prevede l’uso delle dita anziché del plettro. L’idillio tra cantato e guizzi della chitarra prosegue fino al primo assolo (min 3,28) e che dire… rubando una frase al mitico Frank Zappa: Parlare di musica è come ballare di architettura. Quindi ascoltatelo. Al minuto 4,55, letteralmente, esplode il secondo assolo. Qui Knopfler si lascia andare ed esegue con la sua chitarra uno degli assoli più suonati nella storia della chitarra elettrica. Il brano nel suo insieme dura circa 6 minuti, non poco per la scarsa capacità di attenzione dei giorni nostri.
Per rincarare la dose ho voluto scegliere un video tratto da un live molto essenziale.
Sul palco niente luci strane o effetti speciali, né passerelle in mezzo al pubblico o musicisti che si calano sul palco dall’alto ecc… niente di tutto questo, solo 4 ragazzi che suonano Sultan of Swing e stop. Troviamo un Mark Knopfler giovanissimo, in canottiera, magro come un chiodo (niente palestra e muscoli da capitano ai tempi), totalmente a suo agio con la sua chitarra quasi a fondersi insieme con essa, come fosse un prolungamento delle sue mani e della sua personalità e che a volte da l’impressione di ballarci insieme (min 2,18).
E pensare che in un intervista, da lui rilasciata, afferma (sue testuali parole) di suonare la chitarra come un idraulico. Eh…. che dire, si vede che non ho capito un tubo.
Buon ascolto a tutti!