Ho iniziato a cantare da piccolissima, accompagnata dal mio papà che suonava la chitarra. Poi, da adolescente negli anni ’90, iniziando a militare in qualche band, ho avuto tantissime figure di riferimento a cui mi sono ispirata e da cui ho imparato molto, cercando di capire come cantare (sia tecnicamente che a livello espressivo) le mie canzoni preferite. Ho letteralmente consumato album acquistati risparmiando faticosamente qualche lira (mica avevamo YouTube, che se non ti piace quel brano passi alla canzone successiva!) e creato cassette speciali per amici e fidanzati, quelle che ora chiamiamo playlist: sì, se creavi una cassetta, voleva dire che a quella persona ci tenevi proprio, perché era un lavoro accurato, di cuore, dispendioso a livello di tempo.
Il mio primo approccio nelle band di cui ho fatto parte quindi è stato senz’altro proporre un repertorio di cover, senza stravolgerle troppo rispetto all’originale. Le prime cover che ricordo sono senza dubbio le canzoni di Alanis Morissette, dea indiscussa del rock anni ’90, grazie al suo album “Jagged Little Pill” del 1995, un album che ho cantato fino alla noia. Ho cantato e strapazzato canzoni degli Skunk Anansie, di Anouk, dei No Doubt e più tardi brani soul, funky, blues. Come potrete capire, quindi, le cover sono state importantissime per il mio percorso musicale, e lo sono tutt’ora. Ma che cos’è realmente una cover? Nel precedente post avevamo parlato del plagio, materia per alcuni aspetti simile, ma anche molto diversa. In questo post andremo invece alla scoperta delle cover che hanno segnato in qualche modo il mondo della musica di oggi e di ieri e delle storie che si nascondono dietro ad esse.
CHE COSA È UNA COVER
Nella terminologia della musica leggera (principalmente pop e rock), una cover è la reinterpretazione o il rifacimento di un brano musicale – da altri interpretato e pubblicato in precedenza – da parte di qualcuno che non ne è l’interprete originale. La legge permette legalmente di registrare cover e in Italia non c’è bisogno di nessun permesso. L’indispensabile, però, è che gli autori e gli editori del brano originale percepiscano una piccola parte del guadagno: prima di pubblicare un album contenente cover si devono infatti acquistare i bollini SIAE dichiarando quali brani verranno inseriti nell’album.
LE COVER PIÙ FAMOSE
Può capitare che anche un artista affermato decida di dare una seconda vita ad un brano a cui magari è affezionato, cimentandosi a reinterpretarlo in maniera leggermente diversa. In alcuni casi è successo addirittura che la cover abbia di gran lunga ricevuto più consensi da parte del grande pubblico rispetto all’originale. È il caso per esempio della canzone “Hallelujah” scritta nel 1984 da Leonard Cohen e reinterpretata in modo tanto semplice quanto magistrale dal compianto Jeff Buckley, che ha dato il via a più di 200 ulteriori versioni, come quella di Rufus Wainwright inserita nella colonna sonora di Shrek. Di seguito i link delle due versioni. E voi quale preferite?